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Diamanti: una storia lunga milioni di anni

La parola diamante proviene dal greco “adàamanta“, accusativo di Adamas, che in un primo momento significò “ferro durissimo“. Solo dopo Aristotele si applicò tale terminologia alla pietra, infatti, il termine è composto dalla “a” privativa e dalla parola “Damac” che significa domare. Da qui il significato ultimo della pietra, che è “Indomabile“.

 

I primi diamanti erano già estratti 3000 anni fa in India. Alla metà del 1600, Jean Baptiste Tavernier, esploratore e viaggiatore al servizio della Corona Francese sotto il Re Sole, scoprì la miniera di Golconda, nella costa ovest dell ‘India. Il Koh-I-Noor, il celebre diamante del Gran Moghul, fu trovato infatti in questo complesso di miniere. Le grandi Repubbliche Marinare di Venezia e Genova furono le storiche grandi importatrici delle miniere di Golconda. E' però solo nel diciannovesimo secolo che nasce la moderna industria di estrazione grazie alla scoperta delle miniere sudafricane.

 

I diamanti nascono nel cuore della terra milioni di anni fa: il diamante è un cristallo, i cui atomi e molecole nei processi di fusione e raffreddamento assumono una disposizione ordinata. Esternamente i cristalli acquistano la forma di un solido geometrico limitato da facce poligonali naturali. In natura, le pressioni favorevoli alla formazioni di diamanti, si riscontrano a una profondità pari o superiore a 150 km, in corrispondenza di “cratoni” di circa 2,5 miliardi di anni. I diamanti si formano nella parte inferiore di questi “cratoni”, a temperature che oscillano tra i 900 e i 1200 °C, con pressioni di circa 50 kbar. Vengono poi trasportati in superficie dal magma, generato da eruzioni vulcaniche molto profonde e forti. 

 

Il predominio di queste pietre preziose per eccellenza, si è molto avvantaggiato dalle tecniche di taglio e lucidatura sempre più perfette e disponibili oggi grazie ad esperti orafi in grado di esaltare tutte le migliori caratteristiche della pietra grezza del diamante.

 

I parametri di valutazione e classificazione dei diamanti si identificano nelle cosidette "4 C" dai termini inglesi: carat (carato), cut (taglio), colour (colore) e clarity (purezza).

 

Carato: indica la caratura del diamante, cioè il peso in carati. Il nome carato deriva dal seme della carruba, usato nell'antichità per le misurazioni perché di peso uniforme. Il carato è diviso in 100 punti, quindi un diamante da 50 punti è un diamante da 0,50 carati. Se nel passato sono stati usati bilancini via via più precisi, oggi si è passati alla misurazione elettronica della caratura del diamante, più sensibile e precisa.

 

Taglio: indica sia le proporzioni del taglio del diamante, sia la forma data alla gemma. Il taglio, che richiede l'abilità dell'intervento umano, è importante in quanto determina la rifrazione della luce e di conseguenza la luminosità della pietra. Il più celebre è il diamante taglio brillante: fuoco e brillantezza ideali, generati da proporzioni perfette tra dimensione della tavola, angolo del padiglione e angolo della corona. Il diamante "Ideal Cut" nasce grazie a Marcel Tolkowsky, che nel 1919 in "Diamond Design" teorizzò un modello matematico per descrivere il comportamento della luce all'interno di un diamante a brillante rotondo. Esiste inoltre un taglio del diamante diverso per molteplici gioielli: ovale, marquise, goccia, cuore, princess, carrè, radiant, smeraldo, tapered, cuscino, baguette, rosa olandese.

 

Colore: il grado di colore nel diamante sta in realtà a rappresentare, nella maggior parte dei casi, il grado di non-colore. La classificazione dei diamanti utilizza le lettere dell'alfabeto anglosassone dalla D per diamanti perfettamente incolori ed estremamente rari, alla Z per diamanti con colorazione piuttosto intensa.

 

Purezza: nei diamanti la purezza indica la presenza, il numero, la posizione e la grandezza delle inclusioni, determinando appunto il grado di purezza di queste pietre preziose. Le eventuali inclusioni, minuscoli segni invisibili all'occhio nudo, sono tracce di minerali, retaggio del processo di cristallizzazione della pietra. Il numero e la posizione delle inclusioni sono riportati nel certificato che accompagna il diamante.

 

Il termine brillante indica il taglio: il taglio brillante è infatti  la massima espressione della luminosità del diamante poichè ne valorizza maggiormente prorpio luminosità e lucentezza. In particolare, quando si parla semplicemente di "brillanti", si intendono i diamanti con taglio brillante; nel caso di tutte le altre gemme, accanto a "brillante" viene esplicitato anche il nome delle pietre preziose. I diamanti a taglio brillante sono tra i più costosi al carato, poiché implicano un maggior sacrificio in termini di peso e dimensioni al momento del taglio, ma regalano la massima espressione della luminosità della gemma.

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